mercoledì 17 aprile 2024

Biografia di Giovan Francesco Barbieri - Guercino

Giovan Francesco Barbieri - Guercino



Giovan Francesco Barbieri, pittore italiano Barocco, nasce a Cento, nel Ducato di Ferrara, il 2 febbraio 1591 ed il soprannome di Guercino gli deriva dal notevole difetto agli occhi e forse il suo difetto può avere influenzato la sua resa pittorica delle forme e nello spazio.

Nel suo paese natale da un pittori locali apprende da bambino le prime nozioni di disegno e di affresco, ma già a dieci anni viene mandato dalla famiglia, colpita dalla sua innata capacità di pittore, a Bologna dove può osservare da vicino ed imitare le opere dei Carracci. Il pittore stesso dirà anni dopo di aver tratto profitto dallo studio della Conversione di Paolo di Ludovico Carracci, allora nella chiesa di San
Francesco Bologna e da altre tele.

Lo stile pittorico del Guercino, già all'inizio si distingueva dallo Stile Barocco allora in voga che tendeva ad abbellire nelle forme e nei colori il soggetto ripreso, preferendo dipingere in maniera più realista, utilizzando una forte luce che cadeva dall'alto ed espletando la sua sensibilità cromatica in sorprendenti effetti chiaroscuri.

Nel 1617 la sua fama e bravura è tale da poter aprire a Cento una propria Scuola, la sua Accademia del nudo, che al tempo raccolse fino a 23 alunni, dove il Guercino disegnava generalmente "l'ignudo col carbone, in carta leggermente tinta. Il viaggio a Venezia e l'incontro con Galleria opere d'arte di Tiziano Vecellio e Jacopo B Lo stile giovanile del Guercino è espressa chiaramente nelle opere d'arte giovanili “Susanna e i vecchioni” (1617), in cui il cielo plumbeo e l’oscurità notturna sono illuminati dal candore del corpo della fanciulla, lo straordinario “Et in Arcadia Ego” (1618) con la sua profonda riflessione sulla morte, e la “Vestizione di San Guglielmo d’Aquitania” (1620) dove la linea del disegno e il contorno delle figure si fondono con l’ambiente circostante grazie ai colori caldi e agli effetti luministici che sfaldano le forme.

Nel 1621 si reca a Roma con l'incarico di decorare il casino di Villa Ludovisi. L’opera che il Guercino realizza, l'"Aurora" nella volta e le allegorie del "Giorno e della Notte" nelle lunette laterali, è caratterizzata dagli audaci scorci in sottoinsù e dell’esuberante dinamismo dei cavalli che trascinano il carro, donando un impeto travolgente a tutto l’affresco che riceve la sua bellezza dai vibranti e mobili effetti di luce.assano concludono la formazione giovanile del pittore Sempre a Roma il pittore di Cento dipinge la monumentale pala della “Sepoltura di Santa Petronilla” (1622-1623), che misura più di sette metri per quattro, e che mostra un’attenzione particolare alla linea del disegno e un equilibrio compositivo di ascendenza classica, suggerendo il ritorno ad uno stile più tradizionale e idealizzante.

Il 1623 il Guercino lascia Roma; il questo periodo il gusto artistico del pittore si sposta verso il classicismo e l’eleganza di Guido Reni. Da questo nuovo gusto nasce il capolavoro “Apparizione di Cristo alla madre” (1629), in cui il gruppo piramidale di Cristo e la Madonna mostra una precisione del designo e un’armonia, molto ammirate dai contemporanei.
Molto lodata è anche la pala d’altare con “La visione di San Bruno” (1647), opera caratterizzata dalla potenza e bellezza del colore. Nel 1649 l’esistenza del pittore è immalinconita dalla scomparsa del fratello Paolo Antonio e nel 1661 Guercino subisce un infarto che anticipa il malore a causa del quale morirà a Bologna il 22 dicembre 1666.


Sacra Famiglia - Guercino - Pinacoteca Capitolina

 Sacra Famiglia 

Guercino

Pinacoteca Capitolina


Rimasto incompiuto, il dipinto attribuito all'artista emiliano e inserito nella sua produzione giovanile (1615 - 16) . Il tono familiare e intimo della scena devozionale è uno degli aspetti più  vistosi dei primi dipinti del Guercino, ancora suggestionato in questo periodo dalla sensibilità religiosa di Ludovico Carracci.

Guercino trattò spesso il tema di devozione domestica della Sacra Famiglia; tra i dipinti di questo soggetto si ricordano quello della Pinacoteca Capitolina di Roma e della Galleria Palatina di Firenze, nonchè le varianti con il San Giovannino dei Musei di Edimburgo, di Houston, e quelli con la Santa Caterina di Berlino e della Galleria Estense di Modena.

 




San Giovanni Battista - Guercino - Pinacoteca Capitolina

 San Giovanni Battista 

Guercino 

Pinacoteca Capitolina


Il dipinto San Giovanni Battista raffigura il santo riconoscibile per la pelle di pecora e per la croce di canna, con le mani al petto e gli occhi rivolti al cielo, che evidenziano il carattere prettamente devozionale dell’opera, con molta probabilità destinata ad una collezione privata.

La tela appartiene alla maturità di Guercino (1650-1655) ed è conservata presso la Pinacoteca Capitolina


San Giovanni Battista - Guercino - Pinacoteca Capitolina

 San Giovanni Battista 

Guercino

Pinacoteca Capitolina




Questa è una suggestiva opera devozionale realizzata dal Guercino intorno al 1645 e conservata presso la Pinacoteca Capitolina.

Guercino concentra l'attenzione sulla meditazione religiosa. Il Battista è dipinto, ancora adolescente, mentre legge il cartiglio con l'iscrizione " Ecce Agnus Dei " (Ecco l'agnello di Dio), le parole con cui chiamerà Cristo al momento del loro incontro . 



giovedì 11 aprile 2024

Cleopatra davanti ad Ottaviano Augusto - Guercino - Pinacoteca Capitolina

 Cleopatra davanti ad Ottaviano Augusto

Guercino 

Pinacoteca Capitolina



Il dipinto Cleopatra davanti a Ottaviano raffigura un celebre episodio narrato dallo scrittore greco Plutarco: nella battaglia di Azio nel 31 a.C. Ottaviano Augusto sconfigge l’esercito d’Egitto ed ottiene la completa sottomissione di Cleopatra che tenta di sedurlo inutilmente, e dopo la morte per suicidio, passa alla storia come l’ultima regina d’Egitto.

L’opera, a carattere storico, viene dipinta dal Guercino nel 1640 circa su commissione del Cardinale Giulio Sacchetti.



Morte di Didone - Guercino - Galleria Spada

 Morte di Didone 

Guercino

Galleria Spada


Organizzata come un'imponente e nobile messa in scena teatrale, questo capolavoro del Guercino illustra il momento cruciale del suicidio della regina Didone, ormai abbandonata da Enea (Virgilio, Eneide, libro IV). Mentre le navi dell'eroe si allontanano sullo sfondo, nel primo piano si consuma un dramma di cui sono attoniti testimoni la sorella Anna, le ancelle e svariati personaggi che commentano la scena e le conseguenze della partenza di Enea, così come quelle dell'abbandono alla passione a scapito della ragione.

Opera "parlante", secondo lo stile del pittore, che narra delle vicende di una sovrana, la Morte di Didone era davvero un quadro degno di una destinazione reale, essendo inizialmente stato commissionato dal Cardinal Bernardino Spada per Maria de' Medici, regina di Francia. A seguito del rovescio di fortuna di Maria, fuggita in Belgio, fu Bernardino stesso a saldare il quadro al pittore nel 1631, per la cifra di 400 scudi: esso costituisce, assieme ad un importante ritratto a mezzo busto del cardinal Spada -che pure si conserva nella collezione- non solo una testimonianza dei vertici raggiunti dalla pittura del Guercino, ma anche la prova della predilezione del cardinal Bernardino per i massimi rappresentanti del Seicento emiliano.


Et in Arcadia Ego - Guercino - Palazzo Barberini

 Et in Arcadia Ego

Guercino 

Palazzo Barberini


Guercino dipinse Et in Arcadia ego probabilmente a ridosso del viaggio a Venezia con padre Pietro Pederzani nel 1618. In laguna la pittura di soggetto pastorale in chiave allegorica proposta da Giorgione, Tiziano, Giulio e Domenico Campagnola, era molto apprezzata.

Il dipinto raffigura l’incontro perturbante tra due giovani pastori e la Morte effigiata come un teschio, davanti a un livido tramonto dall’aria temporalesca, tipicamente ferrarese. Alcuni dettagli rafforzano l’atmosfera cupa della scena: la civetta nascosta tra i rami è un tradizionale motivo funerario e notturno; un moscone ed il topo presso il cranio ne sottolineano il decadimento ancora in corso; il bruco, futura farfalla, evoca il concetto della trasformazione e dello scorrere del tempo. I pastori in abiti seicenteschi osservano il teschio, uno con espressione sorpresa, l’altro con aria assorta e malinconica. Prendono coscienza che anche nel loro mondo mitico, l’Arcadia, esiste la Morte.



mercoledì 10 aprile 2024

Erminia ritrova Tancredi ferito - Guercino - Galleria Doria Pamphilj

Erminia ritrova Tancredi ferito

Giovan Francesco Barbieri - Guercino

Galleria Doria Pamphilj 


Il dipinto della collezione Pamphilj è tra le opere più conosciute del pittore e rappresenta uno snodo significativo nella fase giovanile della sua produzione, antecedente l’esperienza romana. Secondo quanto riporta il Malvasia l'opera fu realizzata nel 1618 per il pittore e mosaicista Marcello Provenzale che, in quegli anni, lavorava per la famiglia Borghese. 

Provenzale donò la tela al cardinale Stefano Pignatelli e infatti a Roma, nel 1620, venne fatta un'incisione ad opera di Giovan Battista Pasqualini da Cento, amico del Guercino. Il dipinto compare come opera della famiglia Pamphilj nel 1657 dopo essere, probabilmente, di proprietà di Donna Olimpia Maidalchini Pamphilj che lo conservava nella propria dimora di San Martino al Cimino.

Il dipinto, che trae chiaramente spunto dal poema eroico di Torquato Tasso “La Gerusalemme Liberata”, rappresenta il celebre episodio in cui la principessa Erminia ritrova il corpo ferito del valoroso cavaliere Tancredi, di cui è innamorata. La scena si sviluppa in primo piano, dove i soggetti appaiono soavemente illuminati dalla luna in un’atmosfera calda e passionale. Sullo sfondo si apre un cielo notturno carico di nubi e si notano in lontananza degli alberi che coprono la parte centrale destra del dipinto. 

L’artista utilizza colori scuri e freddi, che denotano la tragicità dell’episodio e che, contrastando con i colori caldi del primo piano, lo mettono in risalto. Nell’opera si possono osservare gli elementi principali della produzione artistica di Guercino, quali l’utilizzo della luce e del chiaroscuro caravaggesco.


Endimione dormiente - Guercino -Galleria Doria Pamphilj

Endimione dormiente

Giovan Francesco Barbieri - Guercino

Galleria Doria Pamphilj 


Le uniche registrazioni ufficiali dell'opera, attestate nel “Libro dei Conti” (dell’artista), sono due: entrambe risalenti agli anni quaranta del XVII secolo. La realizzazione dell'opera è collocabile, in modo approssimativo, tra il 1640 e il 1650.

Al centro della composizione, in primo piano, domina la scena, quasi a figura intera, Endimione. Il pastore diletto da Artemide, dea della luna, è raffigurato addormentato, ma ciò che cattura l’attenzione dello spettatore è l'oggetto adagiato sopra le sue gambe. Si tratta di un cannocchiale, simile a quello che Galileo utilizzava per le sue osservazioni: la sua presenza, che sarebbe incompatibile dal punto di vista filologico con l’ambientazione mitologica, va letta nell’ottica di un omaggio abbastanza esplicito al celebre scienziato. 

Un poemetto dell’epoca su Endimione aveva raccontato che un dio, vedendolo dormire, lo credette morto. Gli rubò, così, i bellissimi occhi e li trasformò in vetri per riuscire a guardar meglio il riflesso della luna. E nel quadro, infatti, quello poggiato sulle gambe di Endimione non è un bastone da pastore ma un cannocchiale. Sullo sfondo la luna…



Santissima Trinità Giovan - Guercino - Chiesa di Santa Maria della Vittoria

 Santissima Trinità

Giovan Francesco Barbieri - Guercino

Chiesa di Santa Maria della Vittoria


Nella terza cappella, dedicata alla Santissima Trinità, è collocata sull'altare la pala "Trinità", olio su tela di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino

Il dipinto venne commissionato dal cardinale Gessi patrono della cappella, prima della sua morte avvenuta nel 1639, come risulta dai pagamenti effettuati dallo stesso cardinale nel 1638, anno nel quale la pala era terminata. Esiste una copia del dipinto nella chiesa di S. Nicola in carcere.





Sant'Agostino tra i SS. Giovanni Battista e Paolo eremita - Guercino - Chiesa di Sant'Agostino

Sant'Agostino tra i SS. Giovanni Battista e Paolo eremita 

Giovan Francesco Barbieri - Guercino

Chiesa di Sant'Agostino


Nativo di Cento il Guercino si recò a lavorare a Roma dove ci ha lasciato diverse tele nella Chiesa di S. Agostino a Roma, fra le quali questo Agostino fra il Battista e Paolo eremita. 


L'opera fu realizzata fra il 1637 e il 1638 come testimoniano alcune note di pagamento che il fratello Paolo Antonio annotava su un Diario economico. 


A commissionare il quadro sarebbe stato il Padre agostiniano Ippolito Gaudenzi che lo pagò in più rate per un totale sembra di 258 scudi. La tela è posta nella Cappella di S. Agostino ed è attorniato da altre due opere del Lanfranco, la cui influenza si fece sentire sull'opera della maturità del Guercino.




Santa Margherita diAntiochia - Giovan Francesco Barbieri - Guercino - Basilica di San Pietro in Vincoli

 Santa Margherita diAntiochia

Giovan Francesco Barbieri - Guercino

Basilica di San Pietro in Vincoli


Nella cappella a destra del presbiterio (che un tempo era dei conti Silvestri), dedicata a santa Margherita d'Antiochia, si conserva la pala di altare, Santa Margherita d'Antiochia , olio su tela, di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino.

La leggenda narra che Margherita di Antiochia, giovanissima martire cristiana vissuta ai tempi delle persecuzioni di Diocleziano, rifiutò di rinnegare il credo cristiano, dopo essere stata processata e sottoposta a molteplici torture venne gettata in una cella, dove il demonio si materializzò in sembianze di drago e la inghiottì. Ma la fanciulla, sorretta da fede incrollabile, riuscì eroicamente a riemergere dal ventre della bestia squarciandone le viscere con la croce che teneva fra le mani.


Venere e Amore - Giovan Francesco Barbieri - Guercino - Accademia di San Luca

 Venere e Amore

Giovan Francesco Barbieri - Guercino

Accademia di San Luca


Nel 1632 Guercino realizza l’opera nella villa del conte Filippo Maria Aldrovandi. Questi fece decorare la residenza, o meglio il castello, poco distante da Cento, in seguito al suo matrimonio con isabella Pepoli (1617). 

Venere e Amore si trovava sul camino nella stanza con Storie di Clorinda, ma fu strappata dal muro attorno al 1786 e trasportata nella dimora bolognese della famiglia. L’opera fu poi donata a papa Gregorio XVI e successivamente dalla Pinacoteca Capitolina, approda all’Accademia di San Luca nel 1836.

Il dipinto con Venere e Amore si pone in chiusura del cosiddetto “periodo di transizione” del Guercino (1623-1632), ovvero di quella fase di progressivo mutamento in direzione di uno stile meno “barocco” e più “classico”. 

Entro un paesaggio, la dea, seduta a terra e appoggiata a preziosi cuscini, volge lo sguardo ad Amore che, in volo, dopo aver infilzato sull’albero il cuore infiammato, sta per levare un secondo dardo dalla sua faretra.

 


mercoledì 3 aprile 2024

Sepoltura e gloria di santa Petronilla - Giovan Francesco Barbieri – Il Guercino - Pinacoteca Capitolina

  Sepoltura e gloria di santa Petronilla

Giovan Francesco Barbieri – Il Guercino

Pinacoteca Capitolina


Il dipinto fu commissionato al Guercino da papa Gregorio XV nel dicembre del 1621 per adornare l'altare dedicato a santa Petronilla posto all'interno della basilica di San Pietro, ove la grande tela fu collocata nel 1623. La tela rimase nella sua originaria collocazione fino al 1730, quando fu sostituita da una copia in mosaico[1]. Il quadro fu quindi portato al Quirinale ove nel 1797 le truppe d'occupazione
napoleoniche lo requisirono e, con varie altre opere d'arte prese a Roma, lo inviarono al Louvre.

Dopo la Restaurazione il dipinto fu restituito allo Stato Pontificio e collocato nel 1818 nelle raccolte capitoline ove ancora si trova (ovviamente passando poi in proprietà, con il resto delle opere dei Musei Capitolini, al Comune di Roma).

Già le antiche biografie del Guercino danno conto della grande ammirazione che riscosse la sua santa Petronilla, così come anche ampia parte della critica moderna vede in questo dipinto un dei capolavori del maestro di Cento.

Il dipinto è diviso su due registri: nella parte alta Petronilla, umilmente inginocchiata, è accolta nei cieli da Cristo a sua volta contornato da una schiera angelica. L'elevazione all'empireo della giovane è suggellata dalla sua incoronazione, azione cui si accinge un angioletto che discende sulla destra della pala.
Nella parte bassa della tela, al centro in primissimo piano, vediamo il corpo di Petronilla che sta per essere inumato nel sepolcro da due necrofori mentre le mani di un terzo becchino spuntano dalla tomba nella quale costui si è calato per sorreggere il cadavere della giovane.

Saul e Davide - Guercino - Palazzo Barberini

 Saul e Davide

 Guercino

Palazzo Barberini



Il famoso dipinto di Guercino, realizzato nel 1646 per il cardinale Falconieri, illustra l’episodio biblico narrato nel 1° Libro di Samuele, in cui il re Saul, ingelosito dai successi militari di Davide, trionfatore su Golia, e ispirato da uno spirito maligno, cerca di trafiggere il giovane mentre egli intrattiene il sovrano suonando l’arpa. 

Guercino ha concepito il confronto in un’inquadratura ravvicinata, per meglio sottolineare il contrasto tra le due opposte figure: Saul, imponente con la corona e in armatura, mentre brandisce la lancia, e l’inerme ed esile Davide, armato solo della sua arpa, con la quale pure aveva alleviato le pene del re.


Flagellazione di Cristo - Guercino - Palazzo Barberini

Flagellazione di Cristo

Guercino

Palazzo Barberini 



Il dipinto la Flagellazione di Cristo raffigura il Cristo, seminudo, legato alla colonna e coperto solo da un panneggio intorno ai fianchi, nel momento antecedente la flagellazione. Accanto a lui i due torturatori, uno lo afferra per i capelli, mentre l’altro gli stringe le corde intorno ai polsi, e in basso si intravedono le teste della folla dei spettatori. 

La scena si svolge all’interno di un portico dall’architettura classica, ricco di colonne mentre sullo sfondo si intravede il paesaggio esterno. La tela, di grande dimensioni, viene commissionata al Guercino dal Cardinale Lorenzo Imperiali e successivamente donata al Papa Alessandro VII (al secolo Fabio Chigi).


 

Ecce homo - Giovan Francesco Barbieri - Guercino - Palazzo Barberini

 Ecce homo

Giovan Francesco Barbieri - Guercino

Palazzo Barberini


Ecce Homo è un dipinto realizzato nel 1644 su commissione del collezionista d'arte e mecenate Don Agostino Chigi.

Il dipinto Ecce Homo (ovvero ecco l’uomo), raffigura il Cristo, sofferente dopo la flagellazione e mostrato alla folla con la corona di spine sul capo e in mano l’asta con la quale è stato battuto. La caratteristica fondamentale dell’opera è data dall’intenso pathos dell’espressione con lo sguardo del Cristo rivolto verso l’alto, verso il cielo.

Il figliol prodigo - Giovan Francesco Barbieri - Guercino - Galleria Borghese

 Il figliol prodigo

Giovan Francesco Barbieri - Guercino

Galleria Borghese 


Il dipinto, proveniente dalla collezione Lancellotti, fu acquistato nel 1818 da Camillo Borghese per arricchire la propria collezione di famiglia, dispersa in parte durante l’occupazione francese. 

Il soggetto – il ritorno del figliol prodigo – è tratto dal Nuovo Testamento , in cui si narra la vicenda di un vecchio uomo che perdona e accoglie il figlio minore, dopo che questi ha sperperato la sua parte di eredità.
 
Nella scena, infatti, viene sottolineato il tema dell’intimità domestica ritrovata, a cui allude il gesto
paterno del saggio genitore che con una mano stringe la spalla del giovane ragazzo, ritratto mentre si sta spogliando dei vecchi abiti per indossare quelli puliti portati da un servo sulla sinistra.
Ad accoglierlo inoltre c’è un cane, simbolo di fedeltà e misericordia.

Sibilla Persica - Giovan Francesco Barbieri - Guercino - Pinacoteca Capitolina

 Sibilla Persica

Giovan Francesco Barbieri - Guercino

Pinacoteca Capitolina 


La Sibilla Persica è un dipinto a olio su tela del Guercino datato 1647 e conservato nei Musei Capitolini di Roma. e fu commissionato tra il 1645 e il 1647 dal governatore di Cento Carlo Rondinelli.

Il dipinto entra nella collezione Pio nella metà del XVII secolo, acquistato dal cardinale Carlo Francesco durante i suoi anni di legato pontificio a Ferrara, città di origine del Rondinelli, tra il 1655 e il 1663.

Nel 1750  la tela, con tutta la collezione Pio, fu acquistata da papa Benedetto XIV Lambertini per la città di Roma, trovando esposizione nel nascente museo del Campidoglio.

Il dipinto raffigura la Sibilla Persica (della Persia) in atteggiamento malinconico. Nel mondo antico le Sibille erano le sacerdotesse di Apollo, con il dono di prevedere il futuro; nella tradizione cristiana viene attribuito loro l’annuncio della nascita di Cristo e per questa ragione sono state spesso raffigurate accanto ai profeti biblici.


L'Aurora - Guercino - Casino di Villa Boncompagni Ludovisi

 L'Aurora

Guercino

Casino di Villa Boncompagni Ludovisi 



Il Casino ora Boncompagni Ludovisi, un tempo di proprietà del Cardinal Del Monte, nei pressi di Porta Pinciana è senza alcun dubbio uno dei gioielli della Roma di XVI-XVII secolo.

Il Casino un tempo inserito all’interno di un più vasto complesso residenziale e circondato da un giardino all’italiana, conserva oggi solamente il piccolo ma prezioso Casino.

Il Cardinal Del Monte fece decorare il Salone del pian terreno con l’Aurora, affresco realizzato da Guercino e da Agostino Tassi che fece le “quadrature" che conferiscono uno straordinario effetto di illusionismo spaziale.

Il carro di Eos ( l’ Aurora) passa velocemente sopra le architetture che vengono viste con prospettiva illusionistica aperte verso il cielo. I colori sono purissimi e culminano nella pezzatura del manto dei cavalli che con foga trainano il carro. L’impronta barocca si unisce all’influenza della pittura veneziana.
L’artista vuole rappresentare non semplicemente il sorgere di un qualunque nuovo giorno, ma allegoricamente l’alba di una nuova era di gloria per la famiglia Ludovisi.

Biografia di Giovan Francesco Barbieri - Guercino

Giovan Francesco Barbieri - Guercino Giovan Francesco Barbieri, pittore italiano Barocco, nasce a Cento, nel Ducato di Ferrara, il 2 febbrai...