Erminia ritrova Tancredi ferito
Giovan Francesco Barbieri - Guercino
Galleria Doria Pamphilj
Il dipinto della collezione Pamphilj è tra le opere più conosciute del pittore e rappresenta uno snodo significativo nella fase giovanile della sua produzione, antecedente l’esperienza romana. Secondo quanto riporta il Malvasia l'opera fu realizzata nel 1618 per il pittore e mosaicista Marcello Provenzale che, in quegli anni, lavorava per la famiglia Borghese.
Provenzale donò la tela al cardinale Stefano Pignatelli e infatti a Roma, nel 1620, venne fatta un'incisione ad opera di Giovan Battista Pasqualini da Cento, amico del Guercino. Il dipinto compare come opera della famiglia Pamphilj nel 1657 dopo essere, probabilmente, di proprietà di Donna Olimpia Maidalchini Pamphilj che lo conservava nella propria dimora di San Martino al Cimino.
Il dipinto, che trae chiaramente spunto dal poema eroico di Torquato Tasso “La Gerusalemme Liberata”, rappresenta il celebre episodio in cui la principessa Erminia ritrova il corpo ferito del valoroso cavaliere Tancredi, di cui è innamorata. La scena si sviluppa in primo piano, dove i soggetti appaiono soavemente illuminati dalla luna in un’atmosfera calda e passionale. Sullo sfondo si apre un cielo notturno carico di nubi e si notano in lontananza degli alberi che coprono la parte centrale destra del dipinto.
L’artista utilizza colori scuri e freddi, che denotano la tragicità dell’episodio e che, contrastando con i colori caldi del primo piano, lo mettono in risalto. Nell’opera si possono osservare gli elementi principali della produzione artistica di Guercino, quali l’utilizzo della luce e del chiaroscuro caravaggesco.
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