Et in Arcadia Ego
Guercino
Palazzo Barberini
Guercino dipinse Et in Arcadia ego probabilmente a ridosso del viaggio a Venezia con padre Pietro Pederzani nel 1618. In laguna la pittura di soggetto pastorale in chiave allegorica proposta da Giorgione, Tiziano, Giulio e Domenico Campagnola, era molto apprezzata.
Il dipinto raffigura l’incontro perturbante tra due giovani pastori e la Morte effigiata come un teschio, davanti a un livido tramonto dall’aria temporalesca, tipicamente ferrarese. Alcuni dettagli rafforzano l’atmosfera cupa della scena: la civetta nascosta tra i rami è un tradizionale motivo funerario e notturno; un moscone ed il topo presso il cranio ne sottolineano il decadimento ancora in corso; il bruco, futura farfalla, evoca il concetto della trasformazione e dello scorrere del tempo. I pastori in abiti seicenteschi osservano il teschio, uno con espressione sorpresa, l’altro con aria assorta e malinconica. Prendono coscienza che anche nel loro mondo mitico, l’Arcadia, esiste la Morte.
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